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lunedì 20 maggio 2019

Digital Wellbeing (come non farsi stressare dalla tecnlogia)


Il Digital WELLBEING consiste nel creare e mantenere un rapporto sano ed equilibrato con la tecnologia.
In modo che nella vita e nel lavoro si possano godere soprattutto i vantaggi di internet senza distrazioni fastidiose.
Quando leggiamo una notifica, una mail o un like su facebook si rilascia dopamina (una specie di droga endogena che ci procura piacere). Per questo gli alert e le notifiche ci distraggono tanto, basta pensare che mediamente ci vogliono 25 minuti per ritornare concentrati su quello che facevamo prima.


Per prima cosa dobbiamo riflettere sulle nostre abitudini. 

Mediamente un adulto rimane connesso sul proprio device (PC, tablet, smartphone) per 6 ore al giorno, controllando 50 volte il proprio smartphone. I nostri figli addirittura lo attivano 80 volte, anche perché stanno di meno davanti al notebook e di più con lo smartphone (sdraiati tra letto e divano).


Come seconda cosa dovremo definire il ruolo che deve avere la tecnologia nella nostra vita. Soprattutto se non si è Data Scientist, System Administrator o Programmatori di Robot. Perché far dipendere la propria autostima da un like di un "amico" su facebook?


Come terza cosa controlla l'uso che ne fai, modifica leggermente le tue abitudini non in linea. Alla lunga cambiare le brutte abitudini cambia il nostro atteggiamento, i nostri valori e la qualità della nostra vita. Quanto sono maleducati quelli che consultano nervosamente lo smartphone quando stanno parlando con un altro essere umano? Che poveracci che sono, che siamo: chi di noi aspettando una mail importante, una notifica da WhatsApp o un meritato like per un post arguto non ha smanettato sullo smartphone, in faccia ad un amico?

Bisogna conoscere meglio il proprio modo d'interagire con la tecnologia. Quando saremo consapevoli inizieremo a cambiare un po' alla volta le nostre abitudini senza rinunciare agli enormi vantaggi che sempre più riceveremo dall'evoluzione informatica.


L′autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell′immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi all′autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62⁄2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet: qualora il loro uso violasse diritti d′autore, lo si comunichi all′autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.

venerdì 11 marzo 2016

Role Playing, ROLE PLAY. Ovvero come s'impara la leadership.

il "Role Play" è un interessante strumento di selezione del personale ed è anche un esercizio per valutare il grado di comunicativa e di apprendimento dei venditori.

Non sono altro che le famose simulazioni di vendita; durante le quali il direttore commerciale valuta le doti di recitazione, di volitività e di conoscenza tecnica del venditore. 
Sono esercizi che, se ben organizzati, possono sfociare in mille sgocciolamenti che portano ad una maggior consapevolezza.

Ricordo che quando lavoravo in Manzoni, credo fosse il 2012, l'azienda ci convocò a Milano per un corso di formazione tenuto da Nicola Mauri titolare di  "The Vortex". 
Fu un'esperienza molto stimolante durate la quale mi accorsi di aver buone doti di leadership.
Dopo vari confronti all'interno del mio gruppo fui incaricato dagli altri componenti di rappresentare il mio progetto contro quello di un altro gruppo capitanato da un mio collega di Trento.
Alla fine la spuntò lui per la determinazione con cui esponeva le sue tesi, non per la qualità delle medesime.
Lì capii tante cose, ma soprattutto mi resi conto che la convinzione, la tenacia intesa come VOLONTÀ COSTANTE fanno la differenza.
Lui era un professionista della vendita, la praticava da trent’anni, aveva avuto una vita avventurosa, aveva girato il mondo era più grande ed esperto di me, non era vissuto nella bambagia.
Aveva una mente giovane e aperta pronto ad ACCETTARE I CAMBIAMENTI e ad adattarsi ai quotidiani insegnamenti della vita. Si interessava al modo di pensare e di agire delle persone con cui veniva a contatto.
Avere leadership significa imparare a perdere, capire perché si è perso ed emulare gli atteggiamenti e le abitudini virtuose.

Il leader è quello che sa spezzare le catene dell’ABITUDINE le quali sono troppo leggere per essere avvertite, fino a quando non diventano troppo pesanti per essere spezzate(W.Buffet). Le cattive abitudini richiedono dai 18 gg agli 8 mesi, per essere spezzate e rimpiazzate da nuove abitudini, ma la media è di 2 mesi. 

Un esempio  è stata la formazione in videoconferenza, il lockdown è stato utile, prima sembrava impossibile fare a meno della presenza. 

Un leader ha una mente aperta, un ottimo team, una competenza verticale superiore ed è una brava persona, uno con dei valori e la capacità di prendersi le responsabilità affrontando discorsi difficili per una persona mediocre. Un difetto potrebbe essere quello di sfruttare le proprie doti per manipolare le persone, scorciatoia piena di insidie. Mentre sarebbe utile che gestisse l'emotività per Sbloccare la creatività sua e dei suoi colaboratori.

Leadership senza Modelli, i modelli sono troppo semplici. Meglio integrare un Team, con persone appartenenti a tutte le categorie cognitive: Emozionali, Pratici , Specialisti e Innovatori. Tutti insieme per sbaglare, imparare, disimparare e reimparare. Così va il mondo oggi, tutto è velocissimo. Le conoscenze tecniche fino a 30 anni fa erano cristallizzate e i vecchi saggi avevano un ruolo. Oggi i Dati, il Cloud e l'Intelligenza Artificiale ci portano in mondi sconosciuti che solo gli artisti sono riusciti, in parte, ad intuire.



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