domenica 3 marzo 2013

Le Banche faranno la loro parte? A giugno lo vedremo.

Secondo Giuseppe Bortolussi (della mitica CGIA di Mestre) quattro imprese su cinque – l'80% delle  aziende italiane – tra maggio e giugno di quest'anno avranno bisogno di un finanziamento per pagare le tasse (IMU e IRAP in testa). Questo vuol dire che, rispetto al 2012 ci sarà un 15% in più di aziende che non riusciranno ad autofinanziarsi.

La cosa grave è che le banche dicono di prestare i soldi a chi se lo merita, in realtà prestano soldi a quel 10% di aziende grandi o medie che poi incidono per il 78% delle loro sofferenze, in realtà prestano soldi a chi non se lo merita*.

Come sempre rimarranno fuori dai finanziamenti il grosso delle imprese che purtroppo in Italia sono piccolissime: il 95% ha meno di 10 dipendenti.

Ma visto che la crisi rischia di travolgerci tutti, quest'anno, per le banche il test sarà decisivo se non si vuole fare saltare il sistema. Se ci fosse in  Italia un governo forte, in pratica: lo STATO, sarebbe abbastanza semplice trovare delle misure coercitive per imporre alle banche di fare il loro mestiere, invece di lucrare sullo spread (prendere i soldi a basso tasso ed investire sui titoli di stato ad alto rendimento).

Per fortuna i fondamentali dell'Italia, a parte il debito pubblico, sono abbastanza buoni. Le famiglie italiane non sono come quelle greche e spagnole, ma neanche come quelle francesi, nel senso che sono meno indebitate, inoltre il nostro debito pubblico dipende solo per il 30% dall'estero (circa 670 miliardi di €). Inoltre abbiamo avuto un avanzo commerciale record di circa 11 miliardi nel 2012, il più alto dal 1999. Questo a dimostrare che il problema in Italia è principalmente di FIDUCIA il che ha un risvolto finanziario: gli stranieri non si fidano ed esigono da noi interessi più alti  e di FIDUCIA delle famiglie che non consumano più perché temono per il lavoro dei loro componenti.

*Le banche andrebbero per prime ristrutturate, togliendo un buon 70% di impiegati entrati con la raccomandazione del parroco o del funzionario di partito. Solo inserendo gente competente, esperta del mondo del lavoro, psicologicamente avveduta si può tornare a fare credito a chi ha prospettive.
L'altro giorno ho visto entrare in una enorme filiale bancaria del centro di una media città del Nord il direttore che sembrava un vecchio banchiere della fine dell'ottocento, tutto preso dalla forma dalla sua palandrana il suo cappello neo-dandy e la sua borsa Gucci.  Ha ridacchiato mezzora al cellulare prima di mettersi al suo posto di lavoro. Ecco questi soggettoni sarebbe bello non vederli più a decidere del destino delle piccole aziende artigiane.

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