Chi seleziona il personale deve guardare solo 3 cose nel candidato: Umanità, Attitudine e Creatività

Umanità:
solidarietà con i colleghi, capacità di prendersi responsabilità, vedere i problemi e risolverli, senza aspettare ordini (è lo spirito d'iniziativa,  "proattività" è anche la capacità di esprimere liberamente il proprio pensiero senza lasciarsi intimidire).


Attitudine: 
essere portati per un incarico (si può insegnare ad un tacchino a salire sugli alberi, ma meglio prendere uno scoiattolo, se quello è il lavoro da svolgere). Se si tratta di un lavoro molto tecnico la difficoltà è apparente per il selezionatore, poiché un vero selezionatore è curioso e il candidato giusto sa spiegare lavori complessi anche al più sciocco dei selezionatori. Poi è ovvio che in settori molto specialistici le cose cambiano, ma non in modo così decisivo.

Creatività: 
non si improvvisa a caso...direbbe l'amico Osvaldo. Sembra una battuta, in realtà sarebbe mai esistito il genio di Leonardo se il padre non l'avesse mandato presso la bottega del Verrocchio?
In Italia non si producono più cervelli, perché, per motivi ideologici, hanno distrutto la scuola di Giovanni Gentile. Gli ultimi intellettuali veri, anche di estrema sinistra, hanno indossato la divisa da Balilla. Gli anglosassoni e gli orientali conoscono perfettamente il valore della divisa, da indossare fino alla pubertà.
La creatività è trasgressione, ma per trasgredire bisogna conoscere le regole e saperle applicare.
Nello stile come nell'arte si può contraddire tutto purché si conoscano bene le regole (Giovanni Gastel). Aggiungo che altrimenti si diventa dei velleitari o, peggio, dei cafoni.


Poi seguire la regola cinese valida da 5000 anni: andare dai vicini o dal padrone di casa del candidato e chiedere a più campane come si comporta.