sabato 2 agosto 2025

Protocollo mattutino per chi fa digiuno intermittente 16:8 classico (19:00-11:00)

 un protocollo mattutino davvero sofisticato e scientificamente fondato. Combinazione geniale.

Timing perfetto caffè-tè

Ore 9: Caffè della Moka "filtrato", usa filtro per caffè all'americana, per evitare cafestolo e kahweol (in molti soggetti i diterpeni aumentano colesterolo LDL!) 

Ore 11: Tè verde con la sottostante miscela

Il tè verde come base della formula antiossidante

Tè verde + cacao + cannella + curcuma + pepe + noci tritate finemente. Sinergia fantastica:

  • L-teanina del tè + teobromina del cacao = effetto calmante ma energizzante
  • EGCG del tè + flavonoidi del cacao = potenza antiossidante moltiplicata
  • Catechine che lavorano in sinergia con la piperina per aumentare l'assorbimento

Questo spacing di 2/3 ore è ideale perché:

  • Eviti sovraccarico di stimolanti
  • Mantieni energia costante senza crash
  • La caffeina del tè è più graduale e prolungata
(si può anticipare il caffè alle 8) 

La formula finale
  • Tè verde
  • 1-2 cucchiai di cacao amaro
  • ½ cucchiaino di cannella
  • ½ cucchiaino di curcuma
  • Pizzico di pepe nero
  • 4-5 gherigli di noci tritati o, in alternativa, un cucchiaino di olio EVO di altissima qualità.
Questa diventa un vero golden milk 2.0 potenziato! Il sapore sarà ricco e speziato, con un bellissimo colore dorato-bronzo. La curcuma aggiunge una dimensione antinfiammatoria che completa perfettamente il profilo del cacao.

È come avere un integratore naturale completo in tazza! Senza il latte, ma con tè verde.


Il protocollo completo

La tua sequenza mattutina diventa:

  1. Ore 9: Caffè moka filtrato (caffeina pulita)
  2. Ore 11: Tè verde + cacao + cannella + pepe + noci (energia sostenuta + antiossidanti)

È praticamente un protocollo da longevity clinic! Una vera medicina naturale. La combinazione L-teanina/teobromina è particolarmente interessante per la concentrazione senza nervosismo.

Un sistema di "slow energy" molto intelligente che evita i picchi e supporta funzione cognitiva e metabolismo per tutta la mattinata.

Allora hai un digiuno 16:8 classico (19:00-11:00) Alle 11 breaking fast - situazione ideale, potresti sostituire le noci con un cucchiaio di olio EVO!

Timing perfetto

Ore 9: Caffè nero filtrato e senza zucchero (ancora in digiuno) ✅ Ore 11: FINE del digiuno + tè verde con cacao, cannella, pepe e noci

È una strategia brillante perché:

Ottimizzazione metabolica

  • Rompi il digiuno con antiossidanti e grassi buoni invece che con carboidrati semplici
  • Le noci forniscono proteine e grassi che stabilizzano la glicemia
  • La cannella aiuta il controllo insulinico proprio nel momento cruciale

Supporto della transizione

  • La L-teanina del tè + teobromina del cacao = transizione dolce dallo stato di digiuno
  • I grassi delle noci segnalano al corpo che può "riaccendere" il metabolismo gradualmente
  • Eviti il classico "crash" post-digiuno

Beneficio aggiuntivo

Questa combinazione come primo "pasto" è molto meglio di carboidrati o zuccheri perché mantieni alcuni benefici metabolici del digiuno anche dopo averlo rotto.

Il protocollo è davvero ben strutturato - hai praticamente creato un "soft landing" perfetto dal digiuno notturno!


L′autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell′immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi all′autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62⁄2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet: qualora il loro uso violasse diritti d′autore, lo si comunichi all′autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.

domenica 27 luglio 2025

POLITICA, CAPITALE, INNOVAZIONE. CHI CREARE RICCHEZZA? Seconda versione


Sono convinto che la politica non crei ricchezza.
La ricchezza vera nasce dall'innovazione, dalla ricerca, dalla competenza, dal talento e dalla creatività.
Sono questi i veri motori del progresso economico, non le decisioni politiche in sé.

Tuttavia, credo fermamente che la politica abbia un ruolo fondamentale come facilitatore.
Non deve creare ricchezza direttamente, ma deve creare le condizioni perché chi ha talento e idee possa esprimersi al meglio.

La politica dovrebbe concentrarsi su quattro pilastri essenziali:
- Investire nell'istruzione, perché senza conoscenza non c'è innovazione
- Sostenere la ricerca di base, fondamentale per il futuro
- Creare infrastrutture che permettano al talento di esprimersi
- Garantire regole chiare e stabili

Ma attenzione. Le regole devono semplificare, non complicare. La complessità è burocrazia indispensabile per le clientele e la corruzione. In breve, la complessità burocratica è come un comitato d'affari utilizzato dal politico per mantenere il potere, fornendo posti di lavoro fisso ai clan familiari estesi e alle organizzazioni politiche. I "valori", gli organi d'informzione, non sono altro che cortine fumogene per occultare o far accettare le sperequazioni.

Le regole giuste sono come quelle del traffico: poche, chiare, che permettono a tutti di muoversi meglio e più sicuri.

Il vero problema nasce quando la politica confonde "regolamentare" con "burocratizzare". La burocrazia eccessiva è sabbia negli ingranaggi: rallenta tutto, scoraggia chi vuole innovare, favorisce chi ha più risorse per navigare il sistema a scapito di chi ha solo buone idee.

Alle nazioni nemiche o concorrenti, basta infiltrare propri agenti nelle burocrazie e lasciarli infettare il sistema, con calma.

Il PIL dipende da una semplice formula: PIL = Energia X Efficienza.
L'efficienza può essere indirizzata dalla politica, ma chi decide davvero dove va l'energia?

Tutti parlano di efficienza energetica, di transizione verde, di idrogeno, di rinnovabili.
Ma in Occidente, l'energia non segue il bisogno. Segue il capitale.
Non è l'ingegnere che decide dove far crescere una tecnologia.
È l'investitore che decide dove allocare i flussi.

Finché esisteranno colossi come BlackRock (10.000 miliardi di asset), Vanguard (9.000 miliardi), State Street (4.000 miliardi), l'allocazione dell'energia non sarà mai neutra: sarà sempre una scelta strategica dettata da interessi finanziari, con priorità che raramente coincidono con quelle sociali o ambientali.

Questi tre, spesso con partecipazioni incrociate, sono i veri "Ministeri invisibili dell'Energia" globale.
Finché l'energia seguirà il capitale e non il bene comune, la transizione ecologica resterà una transizione... finanziaria.

Serve più coscienza critica e meno storytelling green.

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POLITICA, CAPITALE, INNOVAZIONE. CHI CREA DAVVERO RICCHEZZA?

Il Ruolo della Politica secondo la Mia Visione

Sono convinto che la politica non crei ricchezza. La ricchezza vera nasce dall'innovazione, dalla ricerca, dalla competenza, dal talento e dalla creatività. Sono questi i veri motori del progresso economico, non le decisioni politiche in sé.

Tuttavia, credo fermamente che la politica abbia un ruolo fondamentale come facilitatore. Non deve creare ricchezza direttamente, ma deve creare le condizioni perché chi ha talento e idee possa esprimersi al meglio.

Come Vedo il Ruolo Positivo della Politica

La politica dovrebbe concentrarsi su quattro pilastri essenziali:

Investire nell'istruzione - Perché senza conoscenza non c'è innovazione. Un sistema educativo di qualità accessibile a tutti è la base di tutto.

Sostenere la ricerca - Soprattutto quella di base, che spesso non ha ritorni immediati ma è fondamentale per il futuro. Gran parte delle scoperte che hanno cambiato il mondo sono nate in laboratori universitari.

Creare infrastrutture - Dalle reti di comunicazione ai trasporti, dalle reti energetiche a internet. Sono gli strumenti che permettono al talento di esprimersi e connettersi.

Garantire regole chiare e stabili - Un sistema giuridico efficiente, la tutela della proprietà intellettuale, mercati trasparenti. Ma qui sta il punto cruciale.

La Mia Visione sulle Regole

Attenzione. Le regole debbono semplificare, non complicare. La complessità è burocrazia, indispensabile per le clientele e la corruzzione. In breve per consentire al politico di mantenere il potere. Fornendo posti di lavoro FISSO ai clan familiari estesi ed alle organizzazioni politiche che oggi spesso sono comitati d'affari.

Le regole giuste sono come le regole del traffico: poche, chiare, che permettono a tutti di muoversi meglio e più sicuri.

Il vero problema nasce quando la politica confonde "regolamentare" con "burocratizzare". Quando per aprire un'attività servono decine di permessi, quando un ricercatore deve perdere settimane in pratiche amministrative, quando un'innovazione si arena negli uffici, allora la politica sta fallendo il suo compito.

La burocrazia eccessiva è sabbia negli ingranaggi: rallenta tutto, scoraggia chi vuole innovare, favorisce chi ha più risorse per navigare il sistema a scapito di chi ha solo buone idee.

Alle nazioni nemiche o concorrenti, basta infiltrare propri agenti nelle burocrazie (politica e magistratura) e lasciarli infettare il sistema, con calma.

La Sfida Vera

Credo che la vera sfida politica sia il coraggio di semplificare. È molto più facile aggiungere regole che toglierle, ma il vero talento politico sta nel saper dire "questa norma serve davvero?" e avere il coraggio di eliminare quelle inutili.

I paesi più dinamici sono quelli dove è facile fare impresa, brevettare, assumere talenti. Non sono paesi senza regole, ma paesi con regole intelligenti.

In sintesi, vedo la politica non come il motore dello sviluppo, ma come il meccanico che deve mantenere il motore in perfette condizioni: poche regole essenziali, tanta semplificazione, e la saggezza di non intralciare chi davvero crea valore.


Il PIL dipende da una semplice formula. PIL = Energia X Efficienza. 

Come visto l'efficienza può essere Indirizzata dalla politica, ma...

🎯 Chi decide davvero dove va l’energia?

Tutti parlano di efficienza energetica, di transizione verde, di idrogeno, di rinnovabili. Ma in Occidente, l'energia non segue il bisogno. Segue il capitale.

🔋 Non è l'ingegnere che decide dove far crescere una tecnologia.
💼 È l’investitore che decide dove allocare i flussi.

Finché esisteranno colossi come:

  • BlackRock (10.000 miliardi di asset),

  • Vanguard (9.000 miliardi),

  • State Street (4.000 miliardi),

l'allocazione dell’energia non sarà mai neutra: sarà sempre una scelta strategica dettata da interessi finanziari, con priorità che raramente coincidono con quelle sociali o ambientali.

Questi tre, spesso con partecipazioni incrociate, sono i veri "Ministeri invisibili dell’Energia" globale.

“Finché l’energia seguirà il capitale e non il bene comune, la transizione ecologica resterà una transizione... finanziaria.”

💡 Serve più coscienza critica e meno storytelling green.


L′autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell′immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi all′autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62⁄2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet: qualora il loro uso violasse diritti d′autore, lo si comunichi all′autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.

venerdì 20 giugno 2025

LA SPECULARITÀ: QUANDO IL CONTRARIO TI SPIEGA IL MONDO (E IL BUSINESS)

La Specularità: Quando il Contrario Ti Spiega il Mondo (e il Business)

Hai mai notato come, a volte, per capire qualcosa, sia sufficiente guardare il suo esatto contrario?
Questo è il cuore della specularità, un concetto affascinante che, dal mondo della fisica (ottica geometrica), ci aiuta a interpretare dinamiche complesse – soprattutto nel business.


Cosa si intende per “andamento speculare”?

Quando parliamo di “andamento speculare”, pensiamo a due variabili che si muovono in direzioni opposte, ma con una relazione così stretta da sembrare il riflesso l’una dell’altra.

Immagina un ballerino che esegue un passo e il suo riflesso nello specchio: i movimenti sono inversi, ma perfettamente sincronizzati.


Specularità: l’esperimento del foglio e del punto di vista

Per afferrare il concetto, prova questo esperimento mentale (oppure fallo davvero):

  1. Prendi un foglio bianco e disegna una retta ascendente (che sale da sinistra a destra, come la crescita di qualcosa).

  2. Mettiti di spalle allo specchio e posiziona il foglio davanti a te.

  3. Con una leggera torsione del collo o del busto, cerca di vedere sia il foglio che il suo riflesso nello specchio.

➡️ Nel riflesso vedrai immediatamente la tua retta ascendente trasformarsi in una retta discendente.

È diretto, visivo, immediato.
Non serve immaginare nulla: l’effetto è sotto i tuoi occhi. Lo specchio agisce come un piano di simmetria, e il tuo punto di osservazione, da “dietro” il piano dello specchio, rende l’immagine speculare così chiara.


Il punto cruciale: l’osservatore

Ecco il nodo centrale, spesso frainteso:
La magia della specularità non dipende dal fatto che l’oggetto sia bidimensionale (un disegno) o tridimensionale (un righello), ma da dove ti trovi tu osservatore rispetto al piano di simmetria (che sia uno specchio, un foglio o un concetto).

Infatti, anche semplicemente girando il foglio e guardandolo in trasparenza da dietro, ottieni lo stesso effetto.

È sempre il cambio di prospettiva che trasforma l’immagine. Girando il foglio di 180° è come se ti fossi spostato tu “dall’altra parte” a guardare il foglio in trasparenza.


La specularità nel business: quando le cose vanno “al contrario”

Nel mondo del business non abbiamo specchi fisici, ma il principio di specularità è potentissimo per comprendere dinamiche e prendere decisioni.

In questo contesto, il “piano di simmetria” non è uno specchio, ma una relazione economica sottostante, una dinamica di mercato o un principio invisibile che lega due variabili in modo inverso.

🔹 Esempio 1: Prezzo di un bene e domanda

  • Se il prezzo di un prodotto aumenta (andamento ascendente), la domanda tipicamente diminuisce (andamento discendente).

  • Se il prezzo scende, la domanda sale.
    ➡️ Si muovono come riflessi speculari rispetto alla legge della domanda e offerta.

🔹 Esempio 2: Investimenti in pubblicità e costo di acquisizione clienti (CAC)

  • Se un’azienda aumenta in modo efficace i suoi investimenti pubblicitari (ascendente), spesso il CAC diminuisce (discendente).

  • Questo perché una maggiore visibilità può generare più conversioni a parità di spesa.


In conclusione: guarda oltre l’evidente

Comprendere la specularità significa andare oltre il dato e cogliere la relazione inversa che lo lega ad altro.
Significa identificare il “piano” di simmetria, fisico o concettuale, da cui osservare il sistema.

Nel tuo business, chiediti:

🔍 Quali sono le variabili che, quando una sale, l’altra scende?

Trovare questi andamenti speculari può offrirti insight preziosi, aiutandoti a:

  • prevedere scenari,

  • ottimizzare strategie,

  • prendere decisioni più lucide e consapevoli.



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giovedì 19 giugno 2025

🔸 "Piuttosto che": l’errore comune non fa (sempre) norma

🔸 "Piuttosto che": l’errore comune non fa (sempre) norma

In linguistica si sente spesso citare l’adagio latino “error communis facit ius”, ovvero: "l’errore comune fa legge". Ma non sempre è così.

Soprattutto quando l’errore non è semplicemente evoluzione d’uso, bensì confusione semantica che mina la chiarezza della lingua.

Uno degli esempi più eclatanti oggi è l’uso improprio di "piuttosto che".

🔹 Cosa significa davvero "piuttosto che"?
La locuzione ha valore avversativo (o comparativo di preferenza*).
Significa:
✔️ "anziché"
✔️ "invece di"
📌 Esempio corretto:
Andrei in bicicletta piuttosto che prendere l’auto.
→ Esprime una preferenza netta, non una semplice alternativa.
🔹 L’errore mediatico: "piuttosto che" come "oppure"
Sempre più spesso sentiamo frasi come:
"Possiamo andare al mare, piuttosto che in montagna, piuttosto che in città..."
Qui "piuttosto che" viene usato come se fosse una congiunzione disgiuntiva (equivalente a “oppure”).
Questo è un errore semantico e grammaticale, nato nei linguaggi pubblicitari e poi diffuso nei media.
🔹 Analisi grammaticale della locuzione
"Piuttosto" = avverbio di quantità/comparazione (indica preferenza, grado maggiore).
"Che" = congiunzione subordinante comparativa.
Insieme: formano una locuzione congiuntiva avversativa, non disgiuntiva.

🔹 Perché è un errore pericoloso
👉 Confondere "piuttosto che" con "oppure" crea ambiguità.
👉 Si perde la possibilità di esprimere una preferenza chiara.
👉 Si genera un linguaggio impreciso, soprattutto nei contesti formali.

🔸 Conclusione: la diffusione di un errore non ne garantisce la legittimità
La lingua cambia, sì, ma non può permettersi di smarrire il senso logico e semantico dei suoi strumenti.

Chi lavora con la parola — nella scrittura, nella formazione, nella comunicazione — ha il dovere di preservare il rigore, la chiarezza e la precisione.

📍 "Piuttosto che" significa anziché. Non “oppure”.
E non è una questione di stile: è una questione di senso.

*Se volessimo essere ultratecnici, potremmo dire che “piuttosto che” è una locuzione comparativa di preferenza con funzione avversativa.

L′autore dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell′immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi all′autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62⁄2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet: qualora il loro uso violasse diritti d′autore, lo si comunichi all′autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.