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giovedì 2 luglio 2015

Céline, nonostante rappresenti la vecchia Francia profonda, ha dei tratti di universalità.

Céline nel suo orgoglioso e perfido social-sciovinismo nasconde elementi di universalità.


  • Le persone che preferisco sono i costruttori, quelli che detesto i distruttori.
  • Sono medico perché ne ho la vocazione, mi piace curare le malattie. La sofferenza dell'uomo m'interessa, in quanto se l'uomo soffre diventa ancora più cattivo e vendicativo*.
  • Ci sono migliaia di scrittori, raccontano storie, ma tutti hanno storie da raccontare. Quelli che mi interessano sono quelli che hanno uno stile. Ne nascono solo 2 o 3 per ogni generazione.
  • Ho smesso di essere uno scrittore per diventare un cronista. La grande ispiratrice è la morte. Ho messo sul piatto la mia pelle. Se non paghi, rischiando la pelle, il tuo lavoro non vale nulla. Quello che è fatto gratis, puzza di inutile. E in giro ci sono solo scrittori gratuiti.
  • Per me il lavoro è un sentimento, uno stato dell'animo ed è molto più forte degli altri: amore, disprezzo, disgusto, odio e amicizia.
  • Il mio metodo è quello di prendere un oggetto e plasmarlo, rifinirlo, una piccola imitazione della civiltà greca. Ma in fin dei conti è quello che vogliono fare tutti.
  • Le innovazioni non sono come le canzonette: dai canta, ancora una, sì, sì quella, dai un'altra ancora. Oggi tutti hanno fretta, vogliono la riproduzione immediata, tanto che se una cosa ha successo per più di 10 minuti allora può essere una vera novità e durare 500-1000 anni. (Negli anni '50, periodo dell'intervista, non c'era ancora questa grande fretta...si cominciava allora ad avere un ritmo diverso dai contadini... Céline era un profeta, come Chaplin).
  • Non credo in Dio, ma sono un mistico (ho il senso del sacro, del rituale, per me il sacro è il lavoro).
  • L'uomo è profondamente misantropo. L'uomo ha il desiderio di morire, se l'uomo non volesse la guerra basterebbe non andarci. Il compito di un generale è portare gli uomini alla morte in quanto la guerra non è altro che questo.
  • Ho verificato, nella mia carriera di medico, che  non sempre gli incidenti che si vedono sono involontari, dietro molti incidenti c'è qualcosa di vizioso, di perverso. Sembra impossibile che un brav'uomo possa decidere di schiantarsi contro un albero, ma specie tra i ceti elevati ed in particolare tra i chirurghi ho notato un modo di guidare sospetto, portato all'autodistruzione.
  • Manco di egoismo è abbastanza raro, in quanto il mondo ne è pieno.
  • I veri anarchici, altro che storie, sono i ricchi (non a caso chi si può permettere di avere figli senza coniuge, sono principalmente i miliardari).
  • Gli uomini si dividono in due categorie: i guardoni e gli esibizionisti, a me piace guardare (c'è chi preferisce fare sport e stare nella mischia e chi preferisce fare il pubblico). 
  • Gli uomini sono dannatamente pesanti ed ottusi. Come sono pesanti. Soprattutto quando credono di essere furbi.
  • Manipolo la fraseologia e la retorica per guadagnarmi il pane.
  • A chi gli chiedeva se lui possedesse la raffinatezza, rispose con tono franchouillard: Sono figlio di una riparatrice di merletti, conosco molto bene le sfumature e le finezze. Credo di essere uno dei pochi uomini che capiscono la differenza tra la batista e il pizzo valencienne, tra il valencienne e il pizzo di Bruges, tra il Bruges e l'Alençon. Non ho avuto bisogno di essere educato alla leggerezza e alla raffinatezza la conosco, perché l'ho praticata e conosco la vera bellezza che è nelle donne e negli animali.
 *Una cosa del genere la disse anche Alberto Lupo durante la malattia: "non date retta, la malattia rende cattivi, proprio così, cattivi..."