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sabato 26 gennaio 2013

Differenza tra Arte ed Artigianato, differenza tra Artista e Artigiano.

L'Arte è strettamente legata all'artigianato, in quanto Arte e Artigianato hanno in comune le funzioni di: ornamento, abbellimento, decoro, opulenza, sfarzo e ricercatezza
Tutte sensazioni che possono essere percepite all'istante da chiunque. Ma ci sono due grandi differenze che riguardano LA COMUNICAZIONE DELLE EMOZIONI e la RISOLUZIONE DEI PROBLEMI PRATICI.
L'ARTE è una forma di COMUNICAZIONE.
L'ARTIGIANATO è il tentativo di RISOLVERE una situazione o con la riparazione o con la realizzazione di un manufatto.
 
Pertanto,
Qual è la differenza tra Arte ed Artigianato?

Semplificando al massimo si può dire che l'Arte attiene alla sfera spirituale delle emozioni trasmesse dall'artista attraverso la sua creatività e la sua cultura. L'Arte pertanto è COMUNICAZIONE DI EMOZIONI.

L'Artigianato risolve dei problemi pratici e confeziona prodotti di consumo, quindi ha un ruolo prevalentemente tecnico-funzionale, dove la manualità, l'esperienza e l'ingegnosità fanno la differenza.




Qual è la differenza tra Artista e Artigiano?

L'Artista crea un contatto emozionale con il pubblico, il fruitore, lo spettatore; il fine non è né pratico, né materiale. Inizialmente la motivazione sembra fine a sé stessa, soprattutto all'utente. 
L'Artista trova conforto nell'esprimere il suo istinto e le sue emozioni, allo stesso tempo si rivolge alla spiritualità di chi guarda l'opera per sedurne l'anima. 

L'Artigiano risolve un problema pratico al committente, pertanto all'artigiano interessano: l'utilità, la facilità di utilizzo, la robustezza e la perfezione dell'oggetto che crea
Egli stesso può essere creativo ma il risultato sono invenzioni pratiche, funzionali, utili o divertenti.

Volendo usare una metafora, l'artigiano costruisce la chitarra, l'artista la suona componendo nuove armonie (si spera emozionanti) o inventando adeguate variazioni. L'artigiano costruisce i pennelli e il pittore li adopera. Si può andare avanti con decine di esempi.

In estrema sintesi l'artista comunica emozioni. L'artigiano risolve problemi pratici, realizzando o riparando prodotti di consumo.
L'Artista crea EMOZIONI, l'Artigiano crea SOLUZIONI.

FORME D'ARTE

Non bisogna poi dimenticare che l'ARTE è un concetto molto più ampio e inclusivo dell'artigianato, in quanto è COMUNICAZIONE.
Oltre alla pittura, alla scultura e alle arti performative, esistono numerose altre forme d'arte come la letteratura, la danza, la fotografia, l'architettura, il cinema e molte altre ancora.
Le più antiche arti performative.

  • Teatro: È una forma d'arte che combina elementi visivi statici (scenografia, costumi), sonori (musica, dialoghi) ed elementi corporei dinamici (il movimento degli attori e la Danza). È un'esperienza multisensoriale che coinvolge sia gli occhi che le orecchie. In alcune pièce sono stati sperimentati anche profumi, odori e la possibilità di toccare gli attori sulla scena.

  • Musica: Un musicista crea arte attraverso il suono. La musica può evocare emozioni, raccontare storie e creare atmosfere uniche. 

  • Le Quattro Stagioni di Vivaldi erano precedute dalla lettura di sonetti che illustravano il significato delle musiche, in quanto tali sonetti offrivano un'introduzione al programma musicale e aiutavano l'ascoltatore a entrare nell'atmosfera di ogni stagione. 
    L'abilità di Vivaldi consiste nell'utilizzare gli strumenti musicali per imitare i suoni della natura, come il canto degli uccelli, il rumore della grandine o il fruscìo delle foglie. Questa è una caratteristica distintiva delle sue composizioni e contribuisce a creare un un clima emotivo altamente evocativo. Inoltre c'era l'annuncio dei titoli dei movimenti: ad esempio, "Allegro", "Largo", "Presto". Essi anticipano l'atmosfera ed è probabile che i titoli venissero annunciati prima dell'esecuzione di ogni parte, al fine di orientare l'ascolto.
    Oggi si preferisce evitare ogni citazione, lasciando al pubblico la libertà di interpretare la musica in modo personale.

    Alcune Note su INGEGNIOSITÀ e GENIALITÀ:
    Interessante nota "etnica" suggerita da Indro Montanelli. "Gli italiani sono sicuramente il popolo più INGEGNOSO della terra, in quanto sono dei grandissimi artigiani: con pochi strumenti riescono a risolvere problemi tecnici complessi e ideare strumenti "ad hoc". 
    Se ne accorsero gli inglesi e gli americani osservando i soldati italiani, prigionieri di guerra, nei campi di concentramento Alleati, in Africa, India e Stati Uniti."

    La genialità invece è un'altra cosa, va oltre il buon senso, necessita di una società evoluta e pacifica per potersi sviluppare, mentre individualmente presuppone notevoli doti interdisciplinari. Sono pochissimi i geni e tanti i genialoidi (persone che hanno intuizioni estemporanee, alle quali spesso non sanno dare un seguito, perché non sanno inserirle in un sistema, o in un modello).
    Enrico Fermi era sicuramente un genio, ma non era una persona brillante e neanche piacevole, idem Marconi, mentre Einstein oltre ad essere un genio era anche molto brillante e ci teneva a farlo sapere.

    Gli artisiti sono tutti geni? No di sicuro, però sicuramente almeno una volta nella vita sono stati genialoidi e sono riusciti ad andare oltre il senso comune.


    RUOLO DELLA CREATIVITÀ

    La prima distinzione da fare riguarda la Creatività, la capacità di realizzare qualcosa di nuovo o di addentrarsi in mondi inesplorati.

    L'opera d'Arte quando viene imitata, standardizzata e ripetuta diventa artigianato, perché non appartiene alla creatività di chi l'ha ideata e realizzata per la prima volta, l'artigiano ha solo risolto problemi tecnici.

    In generale l’imitazione del solo stile dei grandi artisti  può definirsi arte, non artigianato, come nel caso del Manierismo, che significa  pitturare alla maniera di Raffaello*, perché siamo lontani dalla standardizzazione artigianale; non si tratta di cliché o tamponi riprodotti su muro o su tela.
    Si imita uno stile, una tecnica e i soggetti che vengono riprodotti: le madonne, le grottesche, i ritratti hanno un sapore "raffaellita"* in ogni caso non è artigianato anche se l'intento è spesso decorativo.

    Così come l'Artista può essere un bravo artigiano, anche l'Artigiano può diventare Artista.
    Sembra un paradosso, ma è solo dopo molto artigianato, in senso di tecnica, che si diventa artisti. Leonardo da Vinci senza passare dalla bottega del Verrocchio non sarebbe diventato Leonardo.
    Anche Francesco Raibolini, il migliore pittore rinascimentale di Bologna, prima di dipingere fu un celebrato orafo. 
    Per non parlare di Raffaello che per un certo periodo, fu chiamato il “vasaio di Urbino” perché aveva iniziato a lavorare come ceramista.
    Da notare che quasi tutti i pittori si costruivano i colori e questo conferma la loro base artigianale.
    Non a caso, quando l'opera è unica e di grande pregio ed originalità, si parla di artigianato artistico. in realtà c'è una continua contaminazione tra le due categorie, perché l'artista asservito al potere deve fare un grosso sforzo di straniazione per poter mantenere spontaneità e trasmettere le emozioni. Non vorrei parlarre di arte argianale, ma siamo lì.

    * Il Termine Raffaelita deriva da Raffaello Sanzio da Urbino, il Sommo Pittore, colui che sintetizzava sia le innovazioni di Leonardo che di Michelangelo. Si narra che Michelangelo definisse sé stesso scultore, per evitare il confronto col divino urbinate.


    Neppure Vincent Van Gogh fa tutto da solo, come dimostra una delle lettere che il pittore inviò al fratello Theo nel 1880.
    In tale lettera il giovane Van Gogh narra che si esercitò a lungo seguendo pedissequamente le istruzioni di un famoso corso di pittura dell’epoca: il Cours de Dessin di Charles Bargue. Quello che è considerato uno dei massimi geni artistici degli ultimi secoli, per anni si limitò a ricopiare i bozzetti di un corso di disegno per corrispondenza. Solo dopo aver gettato delle fondamenta abbastanza solide, Van Gogh iniziò a sperimentare nuove modalità di pittura, violando le regole e raggiungendo l’eccellenza


    RUOLO DEL COMMITTENTE

    Il percorso artistico non è mai solo frutto di vocazione o di ispirazione, spesso la motivazione a produrre un'opera nasce dal bisogno di un committente. A questo punto c'è un'interessante analisi psicologica: Quando esiste un committente, si incontrano due vanità affini, perché il narcisismo del committente si veste dell'ipernarcisismo dell'artista per abbellire o rendere gradevoli suoi ambienti e, soprattutto, per emozionare i proprio ambito sociale e culturale.
    Ipernarcisismo a mio avviso non va certo inteso in senso clinico, ma serve a fare una distinzione, perché l'artista spesso crea per sé, per un suo piacere immediato, perché si sente bene mentre crea e non lo fa direttamente per il pubblico. Il committente invece vuol pavoneggiarsi con piume non sue, per testimoniare la propria potenza economica e, se la scelta delle opere è azzeccata, il proprio gusto artistico. Questo mecenatismo è da sempre apprezzatissimo in quanto la buona educazione e la generosità sono da sempre sinonimo di nobiltà. In più è l'intera umanità che si arricchisce.

         
    RUOLO DELLA COMPLESSITÀ

    L'artigiano rende semplice l'uso di strumenti complessi. L'artista utilizza strumenti semplici per esprimere concetti complessi.
    L'attività di complicazione dell'artista non si ferma agli oggetti, anche realtà e stati d'animo comuni, SEMPLICI, vengono restituiti in modo complesso dall'artista.
    L'artigiano deve ottenere un risultato e non può barare. L'artista sì. L'arte è anche MENZOGNA perché è l'interpretazione di chi guarda a dare un significato, che spesso è lontano da quello che l'artista vuole raffigurare.


    RUOLO DELLE EMOZIONI E DELLA CRITICA.

    Seconda macro distinzione riguarda le Emozioni. Gli stati d'animo non sono espressi dall'artigianato nella stessa misura ed intensità dell'arte.
    La vera scommessa per l'artista sono le Emozioni, un tumulto di sensazioni forti che l'artista deve trasmettere, spesso, prima ancora di provarle lui stesso.

    Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista diceva San Francesco D'Assisi.

    In tutti i campi della vita la cultura è fondamentale, quella più profonda s'insinua nelle menti curiose, perché come diceva Federico Zeri: "Ognuno vede quello che sa", in altre parole direi: si è attratti dal "bello" ma si può amare solo ciò che si conosce.

    Esempi terra-terra: 
    Se non hai studiato, quando vedi un bagolaro, dici di aver visto un "albero". 
    Se non hai studiato e vedi una gardenia, dici di aver visto un "fiore".
    Se non hai studiato e vedi un bengalese, dici di aver visto un Uomo di colore".

    Esempio più evoluto:

    Se non hai studiato il cubismo, fai come Totò, nel film “Totò a colori”, che sputa nell'occhio dell'imitatore di Picasso (che è artista, di bassa lega, ma artista, non artigiano).

    Ma le emozioni che sgorgano dal cuore non sempre sono immediate, attraverso i secoli ha assunto un ruolo decisivo la Critica
    La modernità implica l'essere educati all'arte per poter provare emozioni.

    I dadaisti introdussero la giocosità, ma anche il nichilismo. Furono i primi a dire allo spettatore: nell'opera d'arte puoi vedere anche quello che pare a te, quello che ci vedi tu, le tue emozioni e suggestioni. Ma in questo non vanno sopravvalutati, perché preceduti dagli impressionisti e prima ancora da William Turner che  nel 1842 dipinse la fondamentale Tempesta di Neve. Mentre in Turner c'è un abbozzo, negli impressionisti c'è la consapevolezza dell'Indefinito, il fruitore dell'opera può riempirla di significati e attribuirle le sue emozioni.
    Questa libertà fa sì che gli impressionisti e i naïf siano capiti da tutti, perché non parlano solo all'intelletto, ma  soprattutto all'istinto e alle emozioni.

    Di fronte a questa "anarchia formale" incomincia a profilarsi la figura del critico d'arte non più soltanto come studioso o divulgatore ma anche come "maieuta" inteso come colui che aiuta l'artista a sviluppare le proprie idee potenziali attraverso un determinato percorso tracciato dal critico stesso.


    Con Marcel Duchamp si fa il salto definitivo, iniziato con Rodin -quest'ultimo può considerarsi uno "scultore impressionista"- i
    l concetto stesso di arte viene rivoluzionato, dalla realizzazione, dalla fattura, dalla perfezione dell'esecuzione si passa alla centralità dell’artista.
    Nasce l'arte concettuale: idee e concetti prevalgono sull'aspetto formale. Bisognava "creare una domanda nella testa del pubblico", il pubblico vede quello che vuole e dà una definizione personale in base al proprio vissuto.


    FUTURISMO, L'ARTE ENTRA NEL BUSINESS ATTRAVERSO LA PUBBLICITÀ. 


    L'avvento della fotografia aveva messo in crisi definitivamente l'arte figurativa, bisognava proporre un ruolo anche allo spettatore e all'interpretazione delle sue emozioni. Picasso, il cubismo, il dadaismo e il futurismo sono tutte correnti artistiche che interpretano le grandi speranze (futurismo), ma anche il malessere portati dalla rivoluzione industriale (cubismo e la regressione infantile del dadaismo). 
    Col Futurismo, forse il più importante movimento artistico del '900anche la moda, il design e perfino la pubblicità diventano forme artistiche.  Si pensi alla bottiglia Campari ideata da Fortunato Depero nel 1932 o ai "Panciotti Futuristi" disegnati dallo stesso Depero ed indossati insieme a Marinetti. 
    L'arte, prima del Futurismo, era sempre stata a servizio della propaganda*, ma non ancora della pubblicità ed indirettamente del profitto. 
    In seguito molti artisiti si dedicheranno alla pubblicità da Salvador Dalì - che Nel 1969, realizzò il nuovo logo Chupa Chups - a Federico Fellini che nel 1984 realizzò il suo primo spot, guarda caso, proprio per Campari Spot Campari Fellini 1984, poi seguiranno Barilla Spot Barilla Fellini 1985 Spot Banca di Roma Fellini 1992
    Come si sa il Futurismo e molti intellettuali finirono nella Damnatio memoriae a causa della loro contiguità con il regime dittatoriale che avevano portato l'Italia alla II Guerra Mondiale**, ma la loro grandezza rimane.

    RUOLO DELLA FILOSOFIA

    Ruolo della filosofia nell'arte. La filosofia aveva anticipato la rivoluzione concettuale attraverso la corrente filosofica dell'irrazionalismo gnoseologico: l'arte e il sentimento sono gli unici strumenti che conducono alla vera conoscenza, più ancora della ragione. Il Romanticismo si spinge oltre, negando un ruolo alla ragione concentrando tutto nei sentimenti e nell'arte come massima espressione della purezza.

    Secondo Lucio Fontana, già dai primi del '900, l'Arte si crea con qualunque mezzo in quanto PURA FILOSOFIA. Ha finito una funzione sociale. Il Buoco, il Taglio nella tela è la facoltà dell'artista di creare l'Arte, è la prima dimensione nel vuoto. 
    E qui si ritorna alla Centralità dell'Artista e all'Arte Concettuale di Marcel Duchamp (1887-1968) coevo di Fontana (899-1966), all'Arte liberata da schemi, che si crea con qualsiasi mezzo.

    Da non trascurare l’interpretazione dell’arte moderna di Nietzsche: l’arte non più rispetto della regola, rappresentata dal bellezza formale del dio Apollo, che rappresenta quindi l'ARTE CLASSICA.
    Ma arte come Dissacrazione, lascivia e trasgressione, rappresentata dal dio Dioniso, che rappresenta l'ARTE MODERNA


    ARTE E PSICHE

    L'opera d'arte è un ponte tra l'artista e lo spettatore il quale completa l'opera attraverso la propria creatività. 
    Il vero artista è creativo che seduce, è un ipernarcisista che mente anzitutto a sé stesso creandosi un autoconvincimento, un mondo interiore metafisico che trasmette al fruitore. Quando il cervello dell'artista e quello dello spettatore particolarmente sensibile entrano in empatia si crea quasi un orgasmo cinestetico. 


    RUOLO DELLA  POLITICA E DEL POTERE

    Spiritualità, Amore, Passione, Estasi, Dolore, Commozione , Allegria. 
    Poi lo Stupore, la  Paura, la Soggezione (si pensi alle statue colossali degli dei oppure ai faraoni e agli imperatori divinizzati). 
    Le emozioni "politiche" (paura, soggezione e stupore) hanno consentito all'arte di essere utilizzata come strumento di potere, la Cappella Sistina e Versailles sono ancora lì a testimoniarlo. Per non parlare dei faraoni, primo tra tutti Ramses II che utilizzò perfettamente l'arte come propaganda, decine di statue colossali lo raffigurano come perennemente giovane, aitante e onnipresente. La stessa consuetudine venne ripresa dagli imperatori romani, vere e proprie divinità viventi, che facevano installare imponenti statue che li raffiguravano nei fori delle città dell'Impero Romano. 
    Abitudine ripresa da Napoleone che, a parte il suo Arco di Trionfo, in ogni municipio delle città assoggettate all'Impero francese fece installare un suo busto in marmo di Carrara, dopo averne commissionate più di mille e cinquecento a sua sorella Elisa Bonaparte Baciocchi, Granduchessa di Toscana.
    Si pensi anche agli Stati Uniti che attraverso la CIA, nel dopoguerra promossero l'arte astratta a discapito di quella figurativa. Questo perché dovevano disancorare culturalmente i nuovi popoli europei e asiatici, entrati nella loro sfera d'influenza durante la seconda guerra mondiale, le cui dittature erano fortemente legati all'arte figurativa. Per questo furono finanziate le mostre di Pollock, mentre vennero trascurati artisti come Hopper. L'Espressionismo Astratto doveva essere una base culturale attraverso la quale costruire uno "spirito democratico" in cui il potere non doveva essere legato ad un'icona. Strano contrappasso, in quanto l'arte astratta prende il via dagli espressionisti tedeschi e dall'estetica anti-figurativa delle scuole di astrazione europee come il Futurismo, il Dadaismo, il Bauhaus e il Cubismo sintetico.


    ANCORA SU ARTE E FILOSOFIA OVVERO L'ARTISTA INTELLETTUALE

    Si rovescia il paradigma delle Emozioni
    che  l'artista doveva trasmettere, prima ancora di provarle lui stesso. Ora è l'artista che agisce in preda all'ispirazione, noncurante della committenza.
    Ovviamente ci saranno continui "riflussi" che porteranno molti "artisti" a produrre per il mercato. Il mercato a sua volta condizionato dalla politica spingerà alcuni artisti a discapito di altri. Ma la centralità dell'artista intellettuale rimarrà da allora in avanti sempre salda.

    Non si critica più l'opera il suo significato ma si risale ai significati reconditi che l'Artista in quanto intellettuale voleva esprimere. Tutto diventa simbolico, da un particolare si estrae un universo. Prevale la dialettica sulla logica. Ogni spettatore, cercando di dare la sua interpretazione del pensiero dell'artista, attribuisce dei valori che rispecchiano il proprio vissuto e la propria sensibilità.
    In altre parole l'artista è finalmente libero e si libera anche del committente.
    Essendo l'arte diventata dialettica e non logica, abbandona la prospettiva e ritorna agli aspetti primordiali all'originalità. Gli artisti devono continuamente inventare e cercare il loro filone, possedere una buona mano conta sempre di meno rispetto all'idea nuova, alla strada mai percorsa prima.

    Pochi artisti in passato erano riusciti ad immaginare l'inimmaginabile a creare miti ed illustrarli, in breve ad infrangere le regole, e sempre perché si trovavano in territori ed epoche in cui il controllo politico-religioso era più lasso, si veda l'Olanda cosmopolita e rinascimentale di Hieronymus Bosch 

    Per gli idealisti l'arte è la filosofia dell'artista, il momento di pura soggettività del sentimento, dell'emozione (Giovanni Gentile). Anche quando è pensata per gli altri o commissionata dagli altri,  l'arte deve necessariamente esprimere la soggettività dell'artista.

    La religione è al contrario oggettività, non a caso è da essa che prende vita il diritto. Basti pensare ai dieci comandamenti oppure ai dogmi. I sacerdoti, si annullano nel momento in cui officiano il rito che deve ripetersi incorrotto per secoli. Nel momento in cui adatto la religione alle mie esigenze essa non è più religione ma diventa altro, è il mio personale modo di vedere il mondo la mia filosofia, la mia arte.
    Lo stesso principio vale per i giudici: essi devono applicare le leggi nello spirito del legislatore, nel momento in cui le adattano facendo gli interessi propri o di un gruppo, fanno politica e non più giustizia, perché perdono oggettività.


    Anche ai  tempi di Caravaggio, Rubens e Velasquez, esistevano due concezioni diametralmente opposte. 
    Per alcuni soltanto con una totale presenza a sé stessi e una devastante introspezione si poteva far sublimare l'arte. 
    Mentre per altri solo attraverso la perdita dei freni inibitori provocati da una lucida follia o da sostanze psicotrope (allora esisteva prevalentemente il vino) si raggiungeva il sublime.
    La storia. Interessante notare come anche nel passato fosse presente il problema del definire la vera arte. 
    Tutto questo viene riassunto nel quadro di Velasquez "gli ubriachi", lì si evidenziano le due tendenze: da una parte c'è il dio Bacco candido e pensoso dall'altra si contrappongono i popolani ubriachi, uno dei quali ha uno sguardo totalmente sincero e diretto da sembrare "fotografato".

    Insomma, in ogni epoca l'arte ha rappresentato mode, speranze e paure.
    Sarebbe interessante capire perché la rivoluzione informatica e la globalizzazione non siano percepite in modo così dirompente dall'arte contemporanea. Forse l'effetto ipnotico dell'iperinformazione sta narcotizzando la creatività individuale, forse i robot riusciranno a reinterpretare meglio la realtà e gli algoritmi ci daranno quelle emozioni che sono scomparse dai nostri cuori.