Cercavo da tempo di non ascoltare il suo richiamo. Da quasi tre anni non avevo il coraggio di incontrarla. Ci eravamo lasciati di brutto. Ne avevo piene le scatole di quella sua pienezza, di quella sua bellezza, di quella sua gioiosa totalità con la quale mi aveva tentato, affascinato, preso.
C'ero stato bene insieme. Avevamo fatto i bravi e i birichini, insieme. Avevamo lavorato e giocato di giorno e di notte pensando, come pensano i ragazzini, che mai un giorno ci saremmo allontanati. Lei non ne aveva colpa. lo avevo ritualmente recuperato una voglia di partenza. Una voglia troppo forte per calcolare quanto bello sarebbe stato restare. E lei non mi chiese di restare. Tutto in lei però mi diceva che tanto sarei, un giorno, tornato.
Infatti.
Dovevo vestirmi bene per il ritorno. Grigio scuro, camicia
bianca, cravatta da cerimonia, mocassini neri, di quelli
ciak, ciak.
Appuntamento di venerdì, sottosera. Arrivo con il cuore che batte forte. Forse non riesco nemmeno a deglutire. L’ultima curva, dietro l'angolo. Lei è lì. È tutta lì. Me la guardo da lontano. Poi mi avvicino e ho ancora un po’ paura. La guardo bene. Lei come al solito si fa guardare. È bella, come allora.
Forse di più. Mi ha aspettato, tutto questo tempo. Ci passo un'ora, attorno e dentro. Il profumo, il colore, la sensazione, come allora. Lei, con la sua gioiosa e normale totalità mi ha ritentato, riaffascinato, ripreso.
Lei è Bologna.
di Fabrizio Binacchi
da Creative Note Book
C'ero stato bene insieme. Avevamo fatto i bravi e i birichini, insieme. Avevamo lavorato e giocato di giorno e di notte pensando, come pensano i ragazzini, che mai un giorno ci saremmo allontanati. Lei non ne aveva colpa. lo avevo ritualmente recuperato una voglia di partenza. Una voglia troppo forte per calcolare quanto bello sarebbe stato restare. E lei non mi chiese di restare. Tutto in lei però mi diceva che tanto sarei, un giorno, tornato.
Infatti.
Dovevo vestirmi bene per il ritorno. Grigio scuro, camicia
bianca, cravatta da cerimonia, mocassini neri, di quelli
ciak, ciak.
Appuntamento di venerdì, sottosera. Arrivo con il cuore che batte forte. Forse non riesco nemmeno a deglutire. L’ultima curva, dietro l'angolo. Lei è lì. È tutta lì. Me la guardo da lontano. Poi mi avvicino e ho ancora un po’ paura. La guardo bene. Lei come al solito si fa guardare. È bella, come allora.
Forse di più. Mi ha aspettato, tutto questo tempo. Ci passo un'ora, attorno e dentro. Il profumo, il colore, la sensazione, come allora. Lei, con la sua gioiosa e normale totalità mi ha ritentato, riaffascinato, ripreso.
Lei è Bologna.
di Fabrizio Binacchi
da Creative Note Book
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