sabato 28 dicembre 2024

LA VANITÀ VISTA DA LEOPARDI E DA GOGOL.

Gogol e Leopardi intuirono che la vanità muove l'uomo quasi più della paura.
Giacomo Leopardi: 1798-1837, Nikolaj Gogol: 1809-1852

Il tema della vanità in entrambi gli autori mi ha sempre sollecitato intellettualmente. La vanità come un complesso emotivo-cognitivo, dove sentimenti di orgoglio, desiderio di ammirazione e paura del giudizio si mescolano con credenze sul proprio valore e sul riconoscimento sociale. Da questo punto di vista è più complessa della paura, che è un'emozione primaria.

Leopardi esplora la vanità umana in opere come "La Ginestra" e lo "Zibaldone", vedendola come una delle "magnifiche sorti e progressive" che illudono l'uomo. La considera un meccanismo di auto-inganno che spinge gli esseri umani a darsi importanza nell'indifferente universo naturale.  

Ma è il "Dialogo della Moda e della Morte" uno dei testi più incisivi di Leopardi proprio sul tema della vanità (vedi link in fondo).

In questa operetta morale, la Moda si presenta come sorella della Morte, rivendicando lo stesso potere distruttivo. La Moda rappresenta perfettamente la vanità umana perché:

  • Come la vanità, modifica e "corrompe" continuamente la natura
  • Spinge gli esseri umani a pratiche dannose e persino mortali per apparire (come il corsetto che Leopardi cita)
  • È caratterizzata dalla stessa futilità e transitorietà della vanità
  • Conduce gli uomini alla rovina fisica e morale, proprio come la morte

La genialità di Leopardi sta nell'aver personificato la vanità nella figura della Moda, mostrandola come una forza distruttiva quanto la Morte. Le due "sorelle" collaborano infatti alla rovina dell'uomo: la Moda attraverso la vanità spinge gli esseri umani a pratiche autodistruttive, preparando così il lavoro della Morte.

La MODA come forza sociale di un atteggiamento individuale VANITÀ.

È particolarmente significativo come Leopardi mostri che la vanità (attraverso la Moda) non sia solo un vizio individuale, ma una forza sociale che plasma costumi e comportamenti, arrivando persino a modificare i corpi delle persone. La vanità diventa così un potere quasi tirannico che, paradossalmente, gli esseri umani seguono volontariamente verso la propria rovina.

Sicuramente è il testo dove Leopardi mostra più chiaramente come la vanità sia una forza distruttiva pari, se non superiore, alla paura della morte.

Gogol, specialmente in opere come "Il Naso" e "Le Anime Morte", usa la satira per smascherare la vanità della società russa. I suoi personaggi sono spesso mossi da un desiderio ossessivo di status sociale e riconoscimento, portandoli a comportamenti assurdi e grotteschi.

Entrambi hanno colto come la vanità sia una forza motrice fondamentale del comportamento umano, ma l'hanno esplorata con stili molto diversi: Leopardi con una visione filosofica e pessimistica, Gogol attraverso la satira e il grottesco.

La loro analisi della vanità come motore delle azioni umane rimane sorprendentemente attuale.



Tornando a Leopardi, oltre alla vanità, quali sono le "magnifiche sorti e progressive"?

Le "magnifiche sorti e progressive" è un'espressione ironica che Leopardi usa nella "La ginestra" per criticare l'ottimismo progressista del suo tempo. Include:

  1. Il progresso tecnico-scientifico: Leopardi critica la fede cieca nel progresso tecnologico come fonte di felicità
  2. Il razionalismo illuminista: la convinzione che la ragione possa risolvere tutti i mali dell'umanità
  3. Il perfezionismo sociale: l'idea che la società umana progredisca continuamente verso il meglio
  4. L'ottimismo spiritualista: la visione provvidenziale della storia tipica dei cattolici liberali come Manzoni
  5. Le ideologie politiche progressiste: la fiducia nelle riforme e nel miglioramento delle istituzioni

Leopardi vede tutte queste come illusioni consolatorie che l'uomo si crea per:

  • Nascondere a se stesso la propria fragilità di fronte alla natura
  • Dare un senso alla propria esistenza
  • Sfuggire alla consapevolezza della propria condizione mortale

In sostanza, le "magnifiche sorti e progressive" sono tutti quei miti del progresso che secondo Leopardi servono a mascherare la vera condizione umana, caratterizzata dalla sofferenza e dalla mortalità.


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